martedì 3 luglio 2012

Qualcosa in cui credere, di Ferdinando Camon


Qualcosa in cui credere


di Ferdinando Camon


Quotidiani locali del Gruppo "Espresso - Repubblica" 30 aprile 2012


«C’è troppa indisciplina nelle nostre famiglie, propongo che quando entrano i genitori, i figli si alzino in piedi»: parole del primo ministro inglese, David Cameron. Dice che manca il senso del dovere in Inghilterra. Manca anche in Italia. In tutta la società: c’è troppa sregolatezza dappertutto, casa, scuola, lavoro, Parlamento. In casa manca il rispetto per i genitori, a scuola manca il rispetto della cultura, in azienda e in ufficio manca il senso del lavoro, in politica manca il senso dello Stato. Non vogliamo essere al servizio di niente, vogliamo che tutto sia al nostro servizio. I figli non obbediscono ai genitori, gli studenti irridono i professori su YouTube, in Parlamento ogni partito cura le proprie casse e i propri voti. Che i figli si alzino quando entrano i genitori forse è troppo, ma che si alzino gli studenti quando entrano i professori è giusto. Una volta era un dovere in tutte le scuole, adesso c’è un certo lassismo. Alzandosi in piedi quando entra il professore, gli studenti mostrano rispetto verso ciò che il professore porta: oggi spiegherà un canto di Dante o la teoria di Copernico, tornando a casa tu, studente, passi in mezzo a migliaia di persone che quelle cose non le sanno, il tuo insegnante ti regala qualcosa di prezioso, che cambia la tua vita. Mostrare rispetto significa mostrare gratitudine. Anni fa il Centro-Destra proponeva che prima delle lezioni gli studenti assistessero in cortile all’alzabandiera, dritti sull’attenti. Non se ne fece nulla. E come si poteva farne qualcosa, se un partito di quell’alleanza proponeva di tuffare la bandiera nel cesso? E che, i nostri ragazzi si mettono sull’attenti davanti al cesso?
L’oltraggio alla bandiera e al 25 aprile sono segni di decadenza. Andrebbero puniti. Il parlamentare che dice: “La bandiera italiana mi fa schifo”, andrebbe espulso dal Parlamento.
C’è chi propone di abolire il valore legale della laurea: i laureati si presentano ai concorsi tutti alla pari, a prescindere dal punteggio con cui si sono laureati. E perché? Perché ci sono università che regalano i voti, e università che te li fan sudare. Ah, ma allora qui il problema non è nella laurea, è nelle università. Fatele funzionare tutte, ma se io ho la laurea con 110 e lode, pretendo che valga come tale. Il 110 e la lode sono un merito, questa dev’essere la regola.
Chi ha un ruolo pubblico, non può sgarrare neanche nelle piccole cose. Va al ristorante? Se lo paga. Va in vacanza? Se la paga. Ce la paghiamo noi, che guadagniamo un decimo di lui, perché non se la paga lui, che guadagna il decuplo? Se uno ti offre qualcosa, acquista il diritto di chiederti qualcosa, e tu governatore (in questo caso, della Lombardia) diventi ricattabile.
Chi ha rubato non deve soltanto smettere di rubare, deve anche restituire tutto quello che ha rubato. C’era una vecchietta a Venezia, che si fingeva cieca e tirava la pensione d’invalidità, lo Stato l’ha scoperta e adesso la costringe a restituire tutti i soldi. Non li ha? Deve pagare, o s’impicchi: le regole sono regole. Ma scusate, il figlio di Bossi rubacchiava lo stipendio di consigliere regionale, 12 mila euro al mese, non se lo meritava, lo ha riconosciuto e s’è dimesso. Ma dove sono i soldi che ha intascato finora? Se li tiene? Se lo Stato se li fa ridare, è uno Stato serio, se non se li fa dare, è uno Stato-burletta.
Burletta richiama burlesque: noi disperati per la crisi, con i più disperati che si suicidano, e il nostro ex-capo di governo rievoca le serate con fanciulle discinte, impegnate in gare di burlesque? Qualcuna era anche vestita da suora: lui chiede i voti ai cattolici, e poi profana ciò in cui credono?
Non si salva niente, studio lavoro governo finanza tasse religione bandiera… Se uno vuol salvarsi, vivere una vita che abbia una dignità, al servizio di valori che la superino, deve trovarli da sé, non nel pubblico ma nel privato, in famiglia. Per questo Cameron pensa che bisogna salvare la famiglia, imporle una disciplina. È che noi pensavamo la famiglia come regno dell’affetto, non dell’autorità. Se dovessimo imporre l’autorità in famiglia, perché fuori non ce n’è nessun’altra, sarebbe il danno più grave che patiamo dalla nostra decadenza.



3 commenti:

  1. Ringrazio Camon della bella analisi fatta, sulla quale concordo pienamente.
    Aggiungo, però, che le origini della situazione attuale non risiede solamente nella politica effettuta dalla destra, bensì anche in quella esercitata per decenni dal centro e dalla sinistra, e qui aggiungo la politica insensata e logorante il sistema economico in atto dei sindacati.
    Non è troppo lontano il tempo dove il dovere regolava l'andamento del giorno. Come andò a finire é conosciuto a tutti. Dopo si pensò di superare gli errori di allora, ed ecco il risultato: una società che in nome della libertà individuale, propagata quale successo democratico di stampo intellettuale e sociale, si è privata di quegli ideali sani e giusti che intendeva sostenere.
    Dubito che l'attuale forma del parlamentarismo sia in grado di risolvere la difficile e intricata situazione sorta, e temo che la crisi economica diventi irrisolvibile e riporti al potere una nuova dittatura, ripetendo così gli errori del passato.
    È più facile per l'uomo lasciarsi attirare dai due poli opposti, che rimanere nel centro della loro influenza, dove dimostrerebbe di essere diventato maturo e saggio.
    Lorenzo

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  2. Mi viene da attribuire tre aggettivi a questa profonda riflessione: amara, severa, oggettiva. Forse non sono d'accordo sul fatto che i ragazzi a scuola debbano alzarsi quando entra un professore, sarebbe giusto invece coltivare il rispetto, questo sì, in tutte le sue forme, qualcosa che deve venire dall'interno, da una riflessione personale più che da un'imposizione esterna. Ma il rispetto per gli altri, in generale, va nutrito e coltivato a casa e a scuola, e talvolta, lo dico da ex docente, il cammino che si cerca di fare in classe quotidianamente viene in parte annullato a casa. La situazione ideale si crea quando di comune accordo scuola e famiglia vanno nella stessa direzione, posso dire con certezza che in questi casi veramente si vedono i frutti. Credo che buona parte dei problemi analizzati in questo articolo da F. Camon nascano direttamente o indirettamente da lì. Sta di fatto che è profonda e diffusa la preoccupazione sul futuro di questo nostro Paese malato.
    Grazie.
    Piera

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  3. La solita inimitabile sagacia e grazia di Camon!
    Complimenti per il blog.
    Stefano Re

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