mercoledì 19 settembre 2012

Il sentiero dell’onore, di Marco Salvador




Il sentiero dell’onore

di Marco Salvador

Edizioni Piemme


Narrativa romanzo

Pagg. 448

ISBN 978-88-566-1992-8

Prezzo € 18,50

 

 

L’arduo sentiero dell’onore

 

 

Marco Salvador mi ha abituato troppo bene, perché quando ho voglia di leggere un libro che possa essere sicuramente avvincente non ho da far altro che acquistare uno dei suoi romanzi storici, veri e propri affreschi di certe epoche, che non solo risultano estremamente piacevoli, ma che hanno anche il pregio di evidenziare chiaramente quelle che dovrebbero essere le caratteristiche nobilitanti di ogni essere umano: la coerenza con i propri principi, il ripudio di ogni vanità nell’interesse di un’idea che elevi sé e gli altri, la consapevolezza dei propri limiti e perciò l’umiltà, un’umiltà che è grandezza, superiore a ogni effimero successo basato solo sul tornaconto personale e sulla brama di potere.

Così è stato nel bellissimo trittico sui Longobardi (Il Longobardo, La vendetta del Longobardo, L’ultimo Longobardo) e così è nell’ultimo stupendo trittico su Ezzelino da Romano e i suoi successori, vale a dire La palude degli eroi, L’erede degli dei e questo Il sentiero dell’onore, così diverso dagli altri, pur nella loro inconfondibile scia.

Nelle storie di Guido, figlio di Corrado, generato da altro Corrado, a sua volta figlio di Alberico, ultimo discendente di Ezzelino da Romano, e di Nicolò, esposte da un io narrante che poi diventerà lui stesso protagonista, si raccoglie un arco di tempo piuttosto lungo (dall’ultimo periodo del Medioevo a larga parte del Rinascimento), con le convulse vicende della Patria, di quelle terre friulane contese da Impero e Serenissima, pronti ad alimentare, per i propri interessi, le numerose faide che contrappongono i potenti di quello che un tempo fu uno stato forte, il Patriarcato di Aquileia.

Divorato da lotte intestine, da nobili e borghesi continuamente tesi a impadronirsi del potere, fra alleanze che si sciolgono in tradimenti, che si rinnovano, che chiedono soccorso all’esterno, la fine di un’indipendenza è descritta in modo mirabile. Si respira l’aria putrescente della continua slealtà, di chi ignora il senso dell’onore, in convulse e drammatiche vicende che, per quanto in altre vesti, richiamano tanto l’attuale situazione del nostro paese.

C’è, però, chi antepone ai propri gli interessi comuni (e oggi sarebbe considerato un utopista), c’è chi percorre l’angusto e ripido sentiero dell’onore, alla fine del quale non troverà mai la gloria, se non quella del proprio sacrificio, l’unica ricompensa per chi nell’umiltà ha cercato un altro senso della vita, una ricongiunzione con la natura in un appagamento derivante dal tentativo di dare un volto umano a un’esistenza altrimenti propria dell’homo homini lupus.

Che si tratti di Guido o di Nicolò poco importa, e non è tanto perché sono i semi generati da Ezzelino da Romano, bensì perché sono stati allevati nel rispetto per se stessi, che consiste prima di tutto nell’obbligo non solo di non venir mai meno alla parola data, ma di perseguire senza cedimenti quegli ideali di giustizia che da soli possono giustificare un’esistenza e anche la sua fine.

Tradimenti, sottili ambiguità del potere animano così queste pagine, nefasti segni di una decadenza a cui l’autentica nobiltà di Guido e di Nicolò non potrà trovare rimedio; eppure, in questo marciume essi sono due fiori che indicano la strada per una possibile futura redenzione, così come Ambrosia, della cui breve vita fa cenno l’io narrante nell’introduzione, è il simbolo di una purezza d’animo che ai più può apparire incomprensibile. Questa fanciulla un po’ strana cerca rifugio sotto un letto per non udire i lamenti dell’erba recisa dalla falce o il dolore degli alberi quando vengono tagliati, e proprio per questo quando la Serenissima procederà al taglio di un intero bosco in cui Ambrosia trova spesso rifugio, questa preferirà darsi la morte per annegamento.

Si tratta di pazzia, direte senz’altro. Certamente, ma il confine fra la follia e l’eroismo è talmente labile e sottile che è difficile cogliere le sostanziali differenze, anche perché in questo caso permane quella coerenza di comportamento che porterà questa stramba ragazza di paese alla sua tragica fine, propria di chi, grande o piccolo che sia, in silenzio ha saputo percorrere il sentiero dell’onore.

Questo libro, come tutti gli altri di Salvador, è semplicemente stupendo.

  

Marco Salvador è nato a San Lorenzo, in provincia di Pordenone, nella casa in cui vive tutt’oggi. Ricercatore storico, per professione e per passione, con un interesse particolare per il Medioevo, ha pubblicato numerosi saggi sulle comunità rurali nel medioevo e sulle giurisdizioni feudali minori. Inoltre ha scritto sei romanzi: Il longobardo (Piemme, 1^ Edizione 2004, 2^ Edizione 2008), La vendetta del longobardo (Piemme, 2005), L’ultimo longobardo (Piemme, 2006), La casa del quarto comandamento (Fernandel, 2004), Il maestro di giustizia (Fernandel, 2007), La palude degli eroi (Piemme, 2009) e L’Erede degli Dei (Piemme, 2010).

 

Recensione di Renzo Montagnoli

 

 

 

 

 

 

 

 

1 commento:

  1. Ancora una riuscitissima recensione. Sa che lei è proprio bravo a scriverle, a differenza di non pochi critici blasonati?

    Agnese Addari

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