lunedì 30 dicembre 2013

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venerdì 20 dicembre 2013

Natale 2013 - Le poesie




Le poesie di questo Natale

E infine, come già, accaduto per i due precedenti Natali, riporto di seguito  una selezione di poesie in tema.
Magari è meglio leggerle con in sottofondo questa melodia:


L’attesa
di Renzo Montagnoli



Fioriva la neve.

Leggiadri fiocchi
volteggiavano in aria
scendevano a ricoprire
prati serrati dal gelo
imbiancavano i tepidi tetti
scivolavano silenziosi
sugli alberi spogli.

Il campanaro attendeva
gli occhi all’insù.
Mancava ormai poco
a un altro concerto
uno ogni anno
ma indietro nel tempo
si accorse d’andare
a Natali passati
a occhi di bimbo
spalancati ed estatici
davanti al candore.
Il fuoco nel camino
il tepore della casa
dietro i vetri
ad ammirare
quei petali bianchi
che silenziosi scendevano.

Poi, d’improvviso,
un vento soffiò
e spinse le nubi
lontano lontano
e il cielo si accese
di luci stellari.

Guardava stupito
e nel vortice della memoria
rivedeva altre luci,
prima ombre sfocate,
il viso di mamma,
sorridente e radioso,
quello del babbo,
mite e serioso.
Li scorgeva vicini,
pur se fra le stelle,
mai così chiari
come in quella notte fatata.
Scomparsi da tempo
irradiavano calore
un ricordo vivo
di quel che fu il loro amore.
Due lacrime scesero
a bagnare le gote,
ma divennero ghiaccio
nel freddo del vento.

Sul campanaro calò
una nostalgia malinconica
d’un tempo lontano
d’un’infanzia perduta
ma là fra le stelle
ne scorse una
che lesta solcava
il cielo infinito.

L’attesa era finita
e dalla bocca
uscirono poche parole
quasi un sussurro
- Adesso è Natale! –
Sereno, quasi giulivo,
s’aggrappò alle corde,
tirando con forza.

Il concerto iniziava
con gioiosi rintocchi
che il vento portò
per monti e per valli
a cuori in trepida attesa.


Da Lungo il cammino



Aria di Natale
di Piera Maria Chessa



Nelle nostre vite
si è affacciato dicembre,
ultimo figlio dell'anno.

E' arrivato col freddo
la pioggia il vento,
non vuole però farci paura
forse solo portarci
una buona novella.

Nell'attesa dell'evento
si accendono le luci
nelle strade e nelle piazze
nei soggiorni e nei balconi.

Risplendono gli occhi
dei bambini, i loro desideri,
ma si velano talvolta
gli sguardi dei genitori
e l'incertezza occupa i loro cuori.



Babbo Natale quest’anno non vuole partire
di Giovanna Giordani
(per i bambini vittime delle guerre di Siria, Africa, Palestina e altre)


Babbo Natale
quello vero
piange
e non vuole partire
lo fa troppo soffrire
cancellare i nomi dalla lista
dei bimbi che hanno fatto morire
nelle stupide guerre
sulla terra
e non lo posson più vedere
Lui pensa che a Natale
almeno per quest’anno
per quei suoi piccoli amici
bisognerebbe spegnere le luci
e proclamare
una giornata di lutto mondiale.



Com'è ricco questo povero Natale
di Valentino Vitali


È un Natale sotto tono
eppure, proprio per questo
un Natale più vero,
- almeno per me -
con tanto silenzio
ricamato solo dal canto delle cince
nell’aria frizzante del mattino

È un Natale difficile per molti
ma, come sempre,
non per tutti.
Eppure è un Natale
non rassegnato

Finalmente attorno al presepe
sono rimasti solo
i pastori e gli uomini semplici
giunti per primi
ad adorarLo.
Lasciamo che i Re Magi
s’attardino nel palazzo con Erode
Quest’anno anche il Bambino
ha deciso di rinunciare
all’oro, all’incenso e alla mirra.
Anche Lui s’accontenta
del poco
che la vita gli ha riservato

Ed ecco
anche le luci, quest’anno,
si possono spegnere:
l’attesa di millenni
è stata soddisfatta
dagli occhi di un Bambino
in una povera greppia
illuminata da una stella
che spalanca
la speranza.

È ricco di senso
questo povero Natale!
Ed è per questo che

ti auguro tanta ricchezza
interiore,
e se sarà a scapito
di quella materiale
pensa che è giunto il momento
anche per noi
di scegliere.

Ti auguro tanta serenità,
questa sì da non barattare con altro.
Uno sguardo
che al risveglio
si posa sull’acqua del lago
cura anche la pena più cupa.

Ti auguro anche un po’ d’inquietudine
perché non s’assopisca mai
la tua voglia di ricercare
il senso del tuo esistere,
consapevole che già è molto
quello che la vita ti ha donato.

Ti auguro una vita traboccante
di generosità,
di simpatia,
di sogni semplici realizzati,
di un amore sincero e fresco,
perché allora
anche nella povertà
ti sentirai, come i pastori del presepe,
appagata e felice.




Credere, non credere
di Gavino Puggioni


Credo poco e da sempre
ai giochi dell'Uomo
ai suoi cattivi pensieri
sconosciuti
maldestri
bugiardi
senza senso
opportunisti
di maniera
costruiti per l'occasione
con le solite parole

false

Il mio pensiero
è dedicato
è occupato
dal viso di quei tanti bambini
tantissimi purtroppo!
che del Natale
non hanno presenza
né essenza

nulla

La loro festa
donarsi alla vita
ed io sono con loro
sempre
anche da solo



Ecce homo
di Tiziana Monari


Ecco l'uomo, quello che fu bimbo in una mangiatoia
in una sera di fili d'erba ed ombre rosso-oro
Maria dalle braccia d'ambra  fiorita a lato
il fiato del bue a riscaldare il cuore

ecco l'uomo, nato fra la paglia e il silenzio chiaro di dicembre
quello che fu un piccolo immenso fuoco
un sogno trattenuto agli occhi in un  cielo di malva e d’alloro
quello che venerava l'ape in ritiro ebbra dalla rosa
ed incantava i poveri col  sorriso candido di neve

ecco l'uomo, quello  che con gli occhi belli d’amore
 moltiplicava pani e pesci mescolandosi all'azzurro
la pioggia arsa sulle guance
le preghiere che accarezzavano fugaci le anime dei giusti

ecco l'uomo
flagellato senza pietà, picchiato a sangue sulla fronte e sulle labbra
crocifisso insieme ai ladri
come un fiore crudo, delle spine le foglie
ecco l'uomo, quello caldo di vento
che ci ha donato il conforto del crepuscolo
i suoi gesti che si raccoglievano nel sole
librandosi in alto come farfalle di maggio
e scrivevano con la penna delle dita la storia, la falce rosa dell’alba
chiamando a raccolta le stelle, quasi fosse l’ultima volta.




Ermina
di Franca Canapini


(pensando agli anziani
delle Case di Riposo)



Chissà se Ermina ricorda ancora
le poche gioie, le tante pene
i suoi Natali sotto la guerra,
nel vestituccio
in carrozzella
la mantellina a confortarla.

Chissà se trasogna, a testa china,
le processioni della Vigilia
il lume di luna  
i fiati
l’attesa   
lo scampanio e poi il bambino
di ceralacca con le lucine.

Chissà, se ancora prova 
quell’antico ingenuo stupore.

La scuote, dal suo torpore 
il coro festoso dei ragazzini;
un bimbo  offre una caramella.
Alza la testa, allunga la mano
“Ti riconosco, sei ‘l mi’ figliolo
quand’eri piccino”; il viso vizzo
ha un lampo di luce.







La neve
di Giuseppe Gambini


Non viene più giù la neve al paese,
ma un manto di freddezza ancora copre
l'anima di paesani dal volto
rugoso e triste, persi tra i ricordi
di storia d'un passato non lontano.

Lampi di fuoco son presenti e vivi
sull'opaco schermo della memoria,
scatti indelebili di fotografie
non sempre impresse su libri di storia,
ma spesso incise su pagine stinte.

Poi giù è venuta la neve, coprendo
sanguigne macchie umane sparse a terra
a onorare un sogno di libertà mai perduto,
ad inseguire ideali in cui s'è creduto,
demoliti infin da egoismi e servili viltà.

La gente del paese non dimentica,
vuole il gelo che tutto intatto serba
come stele per momenti di gloria,
memore di ferrei sacrifici vissuti,
di paure che han riempito notti insonni.

Ritorna la neve e nessuno spala,
deve restar lì immobile e vergine,
attenti a non pigiarla con scarpe d'uomo,
è memoria per figli che verranno,
è calda coltre che copre umane onte.

...anche un leprotto. affamato e spaurito,
cauto evita di ferire la neve:
cerca del cibo e la vecchia compagna
che solo l'ha lasciato per volar in Paradiso.




Lettera impossibile
di Maria Carmen Lama


Caro Gesù Bambino,
fra noi
non ci sono più parole
né balbettii di mente
solo tristi silenzi
afoni e lunghi addii
che scavano tempi e spazi
e in fondo
in fondo trovano
un accenno di niente

e si è smarrito un sogno

Ma ora io ti scrivo
pensando al tuo Natale
anche se sei assente
anche se non mi senti
soltanto per non perdere
le ultime due parole
che ancora mi rimangono

E spero che ti arrivino

e che







Ma è ancora Natale…?
di Domenico Sergi


Torna ancora, come fa ogni anno
barricandosi tra  vetri a colori
dietro  luci e bagliori vivaci
ma soltanto nei viali del centro
-di vetrina in vetrina-
tralasciando le viuzze affamate
e i viottoli di periferia
dove ai tempi suonava per strada
cornamusa armoniosa in un’aria festiva

Sta arrivando perchè spinto dal vento
nel ricordo di un uomo ammazzato
ed assurto a leggenda
col percorso descritto per sempre
su dei libri in copyright
ed un  lessico stereotipato

Dell’infanzia sappiamo ben poco
quattro righe sortite dai tomi:
una notte stellata, una stalla, due buoi
e i re magi alla nascita, e poc’altro in altrove
Poi tre anni che son tutta una vita
troppo poco ma già così tanto, per volergli
un gran bene

Oggi tutto ci sembra irreale
le sue braccia ci appaiono rami
il suo corpo un  albero al freddo
le ferite   ‘make up’ da scena
ed il sangue  come primule rosse
poggiate alla croce

C’illudiamo che tutto va bene
e riusciamo persino a dormire
(quasi) senza pensieri
troppo pochi in ginocchio per dire
… ‘mea culpa…Signore’



Natale d’altri tempi
di Salvatore Armando Santoro



I miei Natali sfumati tra le nebbie,
le nostre miserie di cui nessuno si accorgeva,
i dolci fatti in casa,
con miele, farina, zucchero ed amore,
odori d'olio fritto che non disgustava,
confettini colorati che danzavano ubriachi
su piatti bianchi mai dimenticati,
e qualcuno ancor con cura conservato.
Suoni lontani, uno scampanio stonato
d'una chiesa piena di persone indigenti, decorose,
tridui e novene, odori d'altri tempi,
gente d'un mondo antico ormai scordato.
Ma il Natale era vero,
era aspettato,
la festa nell'aria si avvertiva,
si leggeva nell'umore della gente,
nel canto di qualche sventurato col pianino,
nell'allegria dei bimbi sparsi per le strade,
nei giochi ingenui con le noccioline,
nei presepi costruiti coi giornali,
con fantasia e senza luminarie.
Oggi c'è ancora la tranquillità del portafoglio,
il dolce si compra nei supermercati,
i liquori non sono più in casa preparati,
vino e spumante a tavola non manca.
Manca qualcosa dentro,
di certo gli affetti veri ormai sepolti,
la serena semplicità d'un tempo,
la protezione che ormai si pensa persa
nell'incertezza che ogni giorno sale,
per una crisi che le conquiste annienta.
Il Credo dall'anima è fuggito,
manca quell'armonia per una Festa attesa
ch'oggi è scomparsa nel brulicar di luci per le strade,
nel continuo scintillar delle vetrine,
nei linguaggi delle diversità nuove arrivate,
nel volto di qualche venditore di colore
che vive le identiche miserie d'altri tempi
ma ci regala quel limpido sorriso,
quel sorriso leggiadro del mio tempo
che s'è smarrito,
che nessuno oramai più ci regala.




Non è
di Luigi Panzardi


<<Nolite timere, ecce enim evangelizo vobis
gaudium magnum quod erit omni populo,
quia natus est vobis hodie Salvator..
.>>
(Note di Jingle Bells)



Pur quest'anno un angelo è qui,
tenero e lucente,
e da sopra il soffice lastricato
d'una bianca nuvola
ha tutta la terra con lo sguardo avvolto.

Ha scorto nel parco,
là dove il sentiero scava nel buio,
il drappello degli eroi drogati,
il rosso degli occhi dilatati inforcare la notte,
tra l'erba nera un letto di siringhe.

Volgendo ad Oriente lo sguardo,
ha seguito il molle andare delle baiadere
il flettersi dei corpi tra le fiamme
dei fuochi effimeri accesi ai bordi
delle superstrade dei pendolari.

Da Nord a Sud gli squarci logori della terra
gli si son mostrati, al messaggero di Dio.
Miliardi di led a sviscerare orde di piaghe
in un bianconero colorato di sangue:
Tutto in un ingoio d'arsenali e cimiteri.

Montagne spelate travolgenti famiglie e bambini
sognanti nella notte che pareva uguale alle altre:
notti senza fine e senza Dio,
senza l'urlo disperato, senza la pietà del commiato,
come quando la morte arriva il giorno designato.

E sotto i ponti grotteschi di ruvidi stracci
barboni su talami di cartoni dormire.
Il russare corale scorre a pelo grasso sul fiume
che passa indifferente
La città vacua tra rumori e stranieri silenzi vive.

Noi qui raccolti intorno a tiepide stufe,
-nell'angolo l'abete soffoca sotto il grondare di luci-
pervasi d'armonia, d'affetti e di parole
stilemi corposi e sorridenti
anche quest'anno il pensiero,
d'un attimo breve,
come un dono della tradizione,
alla pletora dei reietti che grava sulla terra,
pur avendone la coscienza contrita,
che non per tutti il Natale è tornato.




Questo Natale…
di Rosa  Maria Armentano


Questo Natale
lo immagino con gli occhi d'una bimba
coi genitori al caldo d'un camino
col cuore ansioso e che felice attende
di recitare i versi appena appresi.
In un angolo è appeso un suo calzino
ed è impaziente per i doni attesi
che porterà la notte di Natale
il figliolo di Dio: Gesù Bambino.
Il cuore palpitava
per quelle piccole emozioni
che oggi vorrei ancor provare,
per quegli affetti
che per un attimo vorrei di nuovo ritrovare.
Rivivere quei giorni spensierati,
sentire l'esultanza,
le piccole gioie di una bambina,
senza pensieri, pieni d'allegria.
Ritrovare per un'ora quei Natali,
il sicuro calor d'una famiglia,
ritrovare la gioia serena dentro il cuore,
credere nella presenza del Signore
esser convinta del suo immenso amore.