martedì 21 luglio 2015

Ferie

                                                                   Foto da web


Siamo in ferie fino alla fine di agosto.


Buone vacanze

Foto da web

Il lago di Garda. di Renzo Montagnoli

                                                                    Limonaie


Il lago di Garda
di Renzo Montagnoli


Das Land wo die zitronen blühen (la terra dove fioriscono I limoni). Così scrive Johann Wolfgang Goethe nel suo famoso libro Viaggio in Italia, un vero e proprio diario di un turista particolare che, necessitando di un periodo di svago e di riposo dopo le fatiche del suo ruolo come ministro di Weimar, decise di scendere in Italia e se le montagne del trentino, che l’accompagnarono dal Brennero fino a Rovereto, gli ricordavano quelle incontrate in Tirolo, quando giunse a Torbole fu per lui come un’illuminazione, uno stupore che traspare netto nelle pagine che tanti alunni tedeschi studiano a scuola, poiché questo libro per loro è un po’ quello che è per noi I promessi sposi. Così anche si spiega perché le sponde del lago di Garda siano da sempre affollate da tanti tedeschi, che in pratica se ne sono impossessati. Ma questo specchio d’acqua, che è il più grande lago italiano e assai probabilmente il più bello in Europa, ha sempre costituito una particolare attrattiva fin dall’epoca romana, ed è lì che il grande poeta Catullo aveva una residenza, forse, come indicato senza certezze, sulla punta della penisola di Sirmione. In epoche più recenti è stata l’ultima dimora, a Gardone, di Gabriele D’Annunzio e, per un breve periodo, vi soggiornò, a Villa Feltrinelli di Gargnano, anche Benito Mussolini. Pure Carducci ne rimase estasiato, tanto da scrivere l’ode “Da Desenzano” e un po’ prima di lui ci fu un altro visitatore famoso, Stendhal, che ebbe a definirlo il più bel paesaggio del mondo.
Mi sembra quindi che scrivere di questa meraviglia sia più che naturale, ma io di certo non sono un narratore famoso come Goethe o come Stendhal, e allora mi limito a percorrere le sue sponde, in un moto che più che circolare, è ellittico, partendo da dove il bacino lacustre ha termine, vale a dire dalla cittadina di Peschiera.
Ritengo opportuno, tuttavia, fornire dapprima alcune notizie geografiche.  Esteso per circa 370 Kmq il lago di Garda o Benaco è in posizione parallela al fiume Adige, da cui è diviso dal massiccio del Baldo. La sua origine è conseguente alla fine del periodo glaciale; l’innalzamento delle temperature sciolse i ghiacci e restò l’acqua, fermata naturalmente dai rilievi morenici a sud, frutto della attività erosiva del ghiacciaio. La sua profondità, proprio per questo motivo, è considerevole, visto che la massima è di m. 346. È alimentato da un immissario, il Sarca, che scende dai ghiacci dell’Adamello, e ha un emissario, il Mincio, che dopo aver iniziato il suo cammino a Peschiera, procede rapido e con cascate fino a Goito, per allargarsi sino a formare tre piccoli laghi a Mantova, e infine adagiarsi nella campagna (è il fiume di cui parla Virgilio) per poi terminare il suo percorso nel Po a Governolo.
                                                   Peschiera

Iniziamo il nostro giro, appunto da Peschiera, ridente cittadina, con un bel porto e le fortificazioni di epoca austriaca (faceva parte del famoso quadrilatero); se teniamo il lago a sinistra, cioè procediamo in senso antiorario, incontriamo subito tutta una serie di ameni paesini, d’estate sempre affollati di turisti. Questa sponda è quella veronese e all’inizio è caratterizzata da un andamento collinare con i terreni ricchi di ulivi e di viti (è lì che si produce il famoso vino Bardolino) e Bardolino è appunto uno di questi centri rivieraschi. Ma prima di arrivarvi troviamo Lazise, con il suo nucleo più antico di chiara impronta medievale. Da vedere senz’altro lo stupendo lungolago che tanto assomiglia a Piazza San Marco di Venezia, una passeggiata del tutto appagante, con squarci da sogno.
Ma è già tempo di andare ed eccoci a Bardolino, con un bellissimo centro storico e con le antiche e pregevoli chiese di San Zeno e di San Severo.
                                                 Garda

Ancora pochi chilometri e si arriva a Garda, la cittadina da cui prende il nome il lago. La passeggiata lungo lo specchio d’acqua è un’altra delle meraviglie che non possono, né devono sfuggire al visitatore, ma anche addentrarsi nel centro storico è un’esperienza senz’altro appagante, perché sembra di tornare indietro nel tempo di diversi secoli.
                                             Punta di San Vigilio

Indi, si riprende il viaggio con meta Torri del Benaco, non senza aver fatto prima una sosta alla stupenda e idilliaca Punta di San Vigilio.
A Torri si deve visitare la zona del porto con il castello scaligero della fine del ‘300 e la serra dei limoni rimasta immutata da quando fu costruita dai francescani nel XIV secolo.
                                               Malcesine

E’ già tempo però di avviarsi per raggiungere Malcesine, passando da Brenzone, noto anche per le belle chiese delle sue frazioni.
Malcesine presenta la caratteristica di essere un paese non in piano, ma che degrada verso il lago lungo le iniziali propaggini del Baldo su cui si può salire grazie a una funivia a due tronchi, di cui il secondo è a cabine rotanti in modo da poter godere il magnifico panorama del Garda. Anche qui c’è un bel centro storico con il Castello Scaligero e il Palazzo dei Capitani.
Dopo aver percorso alcune gallerie, ci avviamo verso l’estremità nord del lago e lì troviamo Torbole del cui passato è rimasto ben poco. 
                                                                      Riva

Piegando ora ad ovest si incontra Riva, ricca del suo glorioso trascorso sotto la Serenissima, con i porticati medievali, la torre, il bastione che alto domina la città, un centro ricco di fiori e giardini, con un’immancabile affascinante passeggiata lungo il lago. A pochissimi chilometri meritano di essere viste le cascate del Varone, che si trovano in grotta, un vero e proprio spettacolo della natura.
E’ giunto il momento di intraprendere il ritorno lungo la strada gardesana occidentale, caratterizzata da numerose gallerie (causa le pareti montuose strapiombanti), alcune delle quali moderne e altre più obsolete, più strette, da percorrere quindi con attenzione.
                                                  Limone

Il primo grosso centro abitato che si incontra è Limone, il cui nome va a pennello con le numerose colture del benefico frutto; anche qui bel lungolago e un centro storico, meno antico degli altri, ma comunque interessante. 
                                              Tremosine

Ripartiti, merita una deviazione, lungo una strada tortuosa in salita, a Tremosine, che è una vera e propria balconata sul lago, infatti caratterizzata dalla famosa Terrazza del Brivido, sospesa a 350 metri sul Garda, con una vista unica, ma con un certo brivido appunto che provano anche quelli che non soffrono di vertigini.
Si ritorna a valle, per così dire, e dopo un po’ troviamo Campione, con le sue belle spiaggette. Ancora pochi chilometri e una deviazione, consigliata, con bella strada in salita porta a un altro balcone, quello di Tignale, paese che consente delle belle escursioni nel parco naturale in cui è inserito.
                                               Gargnano

Scendiamo nuovamente e la prossima tappa è Gargnano, con le sue belle limonaie, il suo ben conservato centro storico e una passeggiata sul lago, in parte sospesa; da lì a Toscolano Maderno il passo è breve e può essere utile sapere che in questo paese c’è un lido ampio e attrezzato come una spiaggia romagnola.
Poi i centri rivieraschi si susseguono, senza che a volte sia possibile accorgersi di essere passati dall’uno all’altro: fra questi spiccano Gardone e Salò, entrambi ricchi di ville ottocentesche immerse in parchi ubertosi ed entrambo noto, il primo per il Vittoriale (la villa museo di D’Annunzio),  il secondo per aver ospitato, durante la seconda guerra mondiale, la Repubblica di Salò. 
                                           Salò e il suo golfo

Porticcioli, cale e calette punteggiano la costa, caratterizzata dal grande golfo di Salò; i paesini sono quasi appiccicati (Moniga, Padenghe) e infine si arriva a Desenzano, forse il centro rivierasco più grande del lago, con la cinquecentesca piazza Malvezzi e tutta una serie di vie ricche di storia e di negozi. 
                                               Sirmione

Andiamo avanti, si passa Rivoltella e, prima di arrivare nuovamente a Peschiera è d’obbligo una deviazione per Sirmione e la sua penisola. Il castello scaligero, le grotte di Catullo, il lungolago, le viuzze antiche fanno di questo centro, a mio parere, il più bello del lago e, in assoluto, uno dei più bei borghi d’Italia. Quindi, è impossibile rinunciare a una sua visita.
Ecco il Garda in poche succinte parole, ma si potrebbe scrivere ancora molto, dei tramonti che inteneriscono il cuore, delle albe dorate, delle sue acque cristalline, dei venti che soffiano, a volte forte, incrociandosi nello specchio d’acqua davanti a riva, dei profumi dei fiori, dei buoni piatti che si possono gustare insieme a vini di eccellenza, quali il Bardolino e il Lugana.   Ma non ci sono parole che possano sostituire la visione diretta di uno spettacolo come quello offerto da questo giustamente famoso lago.
L’intero percorso è lungo 160 Km. e può anche essere fatto in una giornata, a patto di non sostare in ogni centro abitato, perché vi è anche da tener conto del traffico, piuttosto intenso, e dei frequenti attraversamenti degli abitati, che limitano di molto la velocità.
Per quanto ovvio, un giorno è appena sufficiente per farsi un’idea e per far venire la voglia di tornarci; per una visita più completa è necessaria almeno una settimana, perché, oltre ai centri rivieraschi, il retroterra presenta attrattive di grande rilievo. Infatti, nel basso lago, dietro a Desenzano, Sirmione e Peschiera ci sono le colline moreniche, dolci, ricche di vigneti, di borghi incantevoli (Castellaro Lagusello e Borghetto)  e di storiche località del nostro risorgimento (Solferino, San Martino e Custoza); sempre nel basso lago, vicino a Bardolino poi ci sono i famosi parchi tematici per grandi e picciniGardaland e Movieland, nonché lo zoo e parco zoo di Pastrengo. Nel medio lago, sulla sponda orientale c’è appunto il monte Baldo, con numerose passeggiate naturalistiche; sulla parte occidentale, invece, si può salire, per una strada un po’ stretta, in Valvestino, dove c’è l’omonimo lago creato grazie a una diga, una zona in qui la quiete è pressoché assoluta. Nell’alto lago, bacino preferito da chi pratica la vela e il windsurf per la presenza di numerosi venti che soffiano in diverse direzioni, alle spalle di Riva del Garda è possibile arrivare al passo del Ballino e al grazioso laghetto di Tenno, oppure risalire la montagna incombente su un percorso tortuoso, ma con magnifici scorci sul Garda, per arrivare all’amena Val di Ledro (in alternativa esiste un tragitto più veloce, caratterizzato da una lunghissima galleria).
Un altro modo per visitare il Garda è di avvalersi del ben organizzato sistema di navigazione, con corse di linea regolari su battelli di grande capienza, ma necessariamente poco veloci, e su aliscafi. E’ un’esperienza, questa, che merita, poiché la vista della costa al largo è quanto mai suggestiva.
Per arrivare al lago, se si viene dal Nord (per intenderci dal Brennero) c’è l’ottima autostrada A22, con uscite specifiche a Rovereto Sud e Affi; per chi viene dal sud va bene la stessa autostrada con le medesime uscite. Chi proviene da Ovest troverà comoda l’autostrada Brescia – Verona – Padova, con uscite a Desenzano, Sirmione e Peschiera (stessa cosa per chi viene da est).
Problemi di alloggio non ve ne sono, tranne nei periodi di maggior afflusso, poiché sono moltissimi gli alberghi; la stessa cosa dicasi per i ristornati.
Di seguito comunque riporto i link di siti che possono essere utili:






Nota: le fotografie a corredo sono state reperite sul web








Il fiume di Eraclito, di Adriana Pedicini



Il fiume di Eraclito
di Adriana Pedicini
Illustrazioni di Anna Perrone
Mnamon Edizioni
Poesia
Pagg. 72
ISBN 9788869490231
Prezzo (solo e.book) € 3,00

L’amaro destino dell’uomo


L’uomo non nasce mai solo, ma con il concorso della madre; muore sempre, invece, solo, solo anche se attorniato dagli affetti più cari, perché la dipartita non può essere che un evento del tutto personale. Se nei primi anni di vita non ha la consapevolezza del suo destino e ha fretta di crescere, di procedere nel tempo, con il trascorrere degli anni ogni tanto gli appare il ricordo di quella spada di Damocle che pende sul suo capo dal momento in cui è stato generato e quando l’età, con i primi acciacchi, manifesta tutto il suo declino, è più facile che sopravvenga il timore della morte, che i tanti segni, soprattutto fisici, danno in avvicinamento. E allora tanto più avvertiamo la miseria di un’esistenza in cui più sono i misteri delle conoscenze, durante la quale non c’è mai spazio per una concreta prospettiva futura.  È in quel momento, nella presa di coscienza del nostro effimero tempo, che vorremmo una risposta a tante domande, ma soprattutto a quella: perché la vita ha un termine e come sarà il dopo? Ovvio che non sempre avremo delle risposte, soprattutto per questo quesito fondamentale, ma è anche vero che è l’occasione per interrogarci, per trasporre magari in versi la nostra intima inquietudine, proprio come ha fatto Adriana Pedicini con questa silloge intitolata Il fiume di Eraclito, uscita di recente, ma, ahimè, non in cartaceo, ma come e-book. Dico ahimé poiché credo che il profumo della carta, lo scorrere dei fogli siano un elemento insostituibile e che costituiscano non tanto un corollario, ma la giusta base di partenza per leggere e gustare un’opera. Comunque, trattandosi di una silloge, composta da un certo numero di poesie, la lettura risulta meno disagevole visto che é indubbiamente meno faticosa di quella di un romanzo in formato elettronico.
Già il titolo mi ha incuriosito e allora ho pescato nella memoria, cercando di focalizzare l’opera di questo filosofo presocratico, per sua natura piuttosto criptico e mi è venuta in mente la correlazione fra il suo pensiero e il fiume. In buona sostanza, e questo lo sappiamo tramite Platone, Eraclito avrebbe detto:”  
che tutto si muove e nulla sta fermo" e poi confrontando gli esseri alla corrente di un fiume, avrebbe aggiunto che "non potresti entrare due volte nello stesso fiume" Che cosa significa? L’uomo non può fare la stessa esperienza due volte, poiché ogni entità, nella sua fittizia dimensione reale, è soggetta alla legge inderogabile del continuo mutamento. E pertanto non c’è alternativa alla morte e non è possibile che un essere vivente, venuto a mancare, abbia l’opportunità di morire ancora, perché ciò presupporrebbe una rinascita che per esperienza millenaria non si è mai verificata.
Credo, pertanto, che il titolo sia abbastanza esaustivo dello spirito che ha animato le poesie della silloge, ma se la vita in queste condizioni può essere un’astratta e anche a volte reale sofferenza, proprio perché essa è una sola e irripetibile si deve viverla, cogliere le infinte occasioni e opportunità che può dare, al fine, in ciò parafrasando questa volta i versi di una mia poesia, di poter dire al termine che ogni minuto è stato degno di essere vissuto.  Ma ciò non significa gioia di esistere, bensì di accettare consapevolmente il dolore di esistere, che può essere anche uno sprone per addentrarsi nel terreno nebuloso, ma gratificante della metafisica, cercando oltre il sipario dell’ignoto. Sì, la morte si sconta vivendo, diceva Sciascia, ma è anche vero che è un prezzo che tutti sono disposti a pagare.
Le liriche, raccolte, permeate dello stile intimistico di cui ci ha abituato la Pedicini, pur nelle variegate espressioni, riflettono questa sofferenza interiore, che pur tuttavia, stemperata dalla ricerca di conoscenza, si tramutano in note di carezzevole malinconia. Ed è proprio questa capacità di smussare, di filtrare solitudini e ancestrali angosce, che consentono di comprendere e godere i versi che in pacato ritmo, quasi un adagio, scorrono, come il fiume di Eraclito, davanti ai nostri occhi.
Da leggere, mi sembra ovvio.


Adriana Pedicini, vive a Benevento. Già docente di lettere classiche nei Licei,scriveda tempo, ma solo con la pensione ha iniziato a dare concretamente visibilità alla sua scrittura. Ha pubblicato una raccolta di racconti I luoghi della memoria, A. Sacco editore 2011, (1° Premio nel Concorso Internazionale di Narrativa Taormina 2010) e una silloge di poesie, Noemàtia, Lineeinfinite edizioni 2012. Tra esse figura la poesia Mare Monstrum,I° premio al Premio internazionale di poesia Otto milioni 2013, assegnato dal Comune diTorrenova (Me). Ha anche curato Da Europa all’Europa (Ilmiolibro.it 2010), dispense didattiche sul teatro antico e sull’origine della civiltà occidentale, attraverso il mito di Europa e gli archetipi del pensiero, del diritto, dell’arte, della letteratura. È presente con poesie e racconti su varie antologie anche on-line. Collabora con diversi blog e siti letterari. Inoltre ha pubblicato la silloge Sazia di Luce (Il Foglio Letterario, 2013).l Per contatti: adripedi@virgilio.it


Renzo Montagnoli





MondoBlog del 21 luglio 2015

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