sabato 23 gennaio 2016

Una traccia nel buio, di Arnaldur Indridason



Una traccia nel buio di Arnaldur Indridason, Guanda


Una traccia nel buio della gelida Reykjavik


L'islandese Arnaldur Indridason torna in libreria con un nuovo thriller. Diciamo subito che al centro della scena delle indagini non c'è il famoso commissario Erlendur Sveinsson. Comunque, anche quando l'originale giallista ricorre ad altri detective, la sua pagina resta sempre piena di suspense. Ed è così anche nel romanzo «Una traccia nel buio» (pp. 315, euro 18,50) che Guanda propone nella bella traduzione di Alessandro Storti. Ancora una volta siamo a Reykjavik e ne respiriamo l'atmosfera tenebrosa, legata al clima nordico del luogo. L'algida città è funestata da due cadaveri, uno recente e uno che ci fa viaggiare all'indietro nel tempo, per giungere fino alla seconda guerra mondiale con tutte le sue atrocità venate anche di ambigue ragioni nazionali.L'incipit si apre nella Reykjavik dei nostri giorni, con un uomo anziano morto nel proprio letto. Sembrerebbe dormire, ma la realtà è ben altra. Qualcuno ha soffocato nel sonno Stefàn Pordarson. Certamente l'assassino era noto alla vittima, visto che non ci sono segni di effrazione e la porta è stata aperta normalmente. Inquietante un antefatto accaduto nel 1944 che ci riconduce alla morte misteriosa di una bellaragazza.Konrad è un detective ormai in pensione che non si rassegna all'inattività, continuando a prestare aiuto ai colleghi, anche perché un particolare della morte di Stefàn crea in lui delle perplessità, visto che sulla scrivania della vittima ci sono ritagli di vecchi giornali risalenti al secondo conflitto mondiale riguardanti l'omicidio irrisolto della bella ragazza ritrovata dietro il Teatro Nazionale, a quel tempo usato come deposito di approvvigionamento dalle truppe di occupazione britanniche e americane. Perché Pordarson era ossessionato da quel «cold case»? Per scoprirlo Konrad dovrà giostrarsi tra passato e presente, indugiando dentro fiabe, superstizioni, con forti fermate dentro l'occultismo che, a suo tempo, oscurò le indagini. Inutile sottolineare che la verità sarà più che sconcertante e il finale ci lascerà piuttosto sbalorditi. Però, non possiamo trattenerci dall'aggiungere che - pur essendo il romanzo molto coinvolgente - rimpiangiamo le indagini del detective Sveinsson, forse perché l'autore ci aveva indotto ad affezionarci all'umanità e alle debolezze di quel personaggio, così ben inserito nel clima buio della sua tenebrosa città.ArnaldurIndridason, classe 1961, laureato in storia, con un passato di giornalista e critico cinematografico ha esordito come romanziere nel 1977, ricevendo nella sua fortunata carriera di giallista ambiti premi, tra cui ricordiamo il Gold Dagger Award del 2005 per «La signora in verde».


Grazia Giordani


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