lunedì 20 febbraio 2017

Stoner, di John Edward Williams



Stoner – John Edward Williams - Fazi editore – Pagg. 331 – ISBN 9788864112367 - Euro 17,50


LASCIA CORRERE


Romanzo dallo stile pulito, scorrevole, funzionale al contenuto e ad esso strettamente correlato. Si legge d’un fiato e non manca di restituire al lettore giusta ricompensa: una bella storia, tanti spunti di riflessione, un personaggio indimenticabile e soprattutto naturale empatia. Come non simpatizzare per un giovanotto che a dispetto della sua umile origine trova le risorse in se stesso per esplorare il suo percorso di vita, un ragazzotto che fa dell’amore per la letteratura la sua identità, che da adulto riesce a convivere con le storture della vita senza mai sgomitare, senza mai mancare di rispetto a nessuno, senza fondamentalmente tradirsi mai?

Apparentemente imperturbabile, possiede una grande capacità di amare che gli fa scivolare addosso le cattiverie della moglie, le gelosie di un ambiente lavorativo ostile, le mire vendicative di un collega, essendone comunque pienamente cosciente ma volutamente superiore. Mentre Stoner, tassello dopo tassello, costruisce la sua crescita personale in una parabola di vita, a mio avviso stupenda, tutto il contesto è altamente distruttivo. La sua vita coincide con il culmine dell’aberrazione umana, i due conflitti mondiali, a più riprese lo scritto evidenzia il pensiero pacifista dell’autore, e tra di essi il periodo nero della recessione economica seguita alla crisi del ’29. La stessa forza distruttiva è mirabilmente rappresentata dalla figura della moglie, dal loro matrimonio, dal destino della loro figlia; eppure Stoner resiste, il personaggio più resiliente che abbia mai conosciuto. Non sono affatto d’accordo con chi vede in lui un inetto, mai mi sono disperata per le avversità da lui patite, mai una volta, nel corso della lettura ho disapprovato le sue scelte, al contrario ho visto in lui un grande esempio di vita, una capacità, la sua, di scorgere l’essenziale e di non farsi toccare dalle miserie umane, adottando una strategia vincente, quella degli abitanti della sua terra educati all’imperturbabilità fin da bambini. Al momento delle scelte decisive, pragmatiche, fondamentali, pur soffrendo, non sbaglia un colpo. Posto di fronte alla malattia e alla morte, come tutti, sperimenta un’estrema disillusione rispetto alla sua esistenza, eppure è ancora capace di riconoscersi il giusto merito: non ci può essere fallimento laddove si ci si è profondamente rispettati e mai traditi.
“La coscienza della sua identità lo colse con una forza improvvisa, e ne avvertì la potenza. Era se stesso, e sapeva cosa era stato”.
Bellissimo, struggente, dentro il cuore.


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