martedì 18 luglio 2017

Il morso, di Simona Lo Iacono





Il morso di Simona un quarantotto nel ventre siciliano




Storia, verità e verosimiglianza si intrecciano dentro il romanzo




Date in mano alla scrittrice siracusana Simona Lo Iacono tracce di un fatto storico e su quella immaginaria tela lei vi ricamerà un imperdibile romanzo. Infatti, il suo fresco di stampa «Il morso» (Neri Pozza, pp. 238, euro 16, 50), c’incanta per l’insolita trama sorretta da una pregevolissima eleganza stilistica.
Palermo 1847. Lucia Salvo ha sedici anni, gli occhi come «due mandorle dure» e una reputazione molto chiacchierata nella sua città, Siracusa, dove la considerano una squilibrata, mezzo scimunita, una «babba», per meglio dire una pazza. La nomea se l’è guadagnata per via del «fatto», costituito da crisi compulsive attribuibili ad epilessia. Grandi personaggi del passato ne hanno sofferto. Persino Dostoevskij.
Questa sventura aleggia addosso alla ragazza come una maledizione.
Speranzosa di risollevarne le sorti, la madre manda Lucia a Palermo a sevizio presso la nobil casa dei conti Ramacca. La ragazza vi si reca riottosa, ben sapendo che il Conte figlio è diventato un erotomane, sempre più assatanato in tema di servitù femminile, sempre in ricerca di più laide emozioni, da parte di servette condannate al sacrificio.
Quelli erano i tempi, tempi di innegabili soprusi e Simona Lo Iacono non è solo pregevole scrittrice, è anche attenta storica, soprattutto della sua terra tanto amata.
Annoiato dalle troppo permissive e arrendevoli ragazze che gli concedono le loro virtù in giochi sempre più nuovi, ma per lui mai abbastanza, il capriccioso Conte figlio è alla ricerca di nuove emozioni. Ci vorrebbe una donna che gli opponga resistenza, creandogli l’illusione di una vera caccia, non di una resa aprioristica, in nessun modo guadagnata. Caratteristica la figura dell’evirato nano Minnalò, cui l’autrice dedica cura descrittiva molto suggestiva. E sarà proprio questo fedele consigliere del conte a porgergli la sventurata Lucia che tutto era tranne che arrendevole, e reagirà propinando al libidinoso Conte figlio, un morso deciso, ben assestato, una vera mossa da roditore, da cui mutua il titolo il romanzo.
Il Conte figlio era quello che cercava. Da questo gesto di ribellione si sgranerà il rosario di tutte le aggrovigliate vicende. Tanto che Lucia diverrà un’inconsapevole eroina durante la rivoluzione siciliana del 1848, il primo moto di quell’orda di scompigli ed insurrezioni popolari che sconvolsero l’Europa tutta in quel periodo.
Leggendo questo romanzo tra verità e verisimiglianza incontreremo i numerosi personaggi, nobili e servi, conservatori e rivoluzionari, quasi tutti avvolti in un’aura di perdenti in una terra che ci appare votata al sacrificio. E qui la «babba», come viene definita Lucia, trova la propria dimensione, la propria personalità, la propria capacità di amare e di ordire persino intrighi per amore, incontrando un’ingiusta fine. Ma non troppo vogliamo anticipare al lettore.
Simona Lo Iacono, di cui tanto abbiamo ammirato il linguaggio incisivo ed efficace, pervaso da incantesimi e malie, è nata a Siracusa nel 1970, è magistrato e presta servizio presso il tribunale di Catania. Nel 2016 ha pubblicato il romanzo «Le streghe di Lenzavacche»(Edizioni E/O), selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega.


Grazia Giordani






Nessun commento:

Posta un commento